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1980 Spazio dell'Agro a Nocera Inferiore (SA) 23-26 Ottobre

 
ARTICOLO DI CORRADO RUGGIERO SU ''PAESE SERA'' DI NAPOLI DEL 29.10.1980
Allo ''Spazio dell'Agro'' di Nocera Inferiore UN GIOCO '' AMBIGUO'' DI CURVE E RETTILINEI CHE S'ALTERNANO Le opere di Barisani, De Tora, Di Ruggiero, Trapani, Tatafiore e Riccini- Una geometria per spazi Urbani


ALLO «Spazio dell'Agro» di Nocera Inferiore, nell'ambito della rassegna TEE-Milano-Roma-Napoli (che vede per una certa parte Nocera come polo decentrato di un viaggio che tocca i tre centri accennati in titolo) si tiene anche una ''coloratissìma'' rassegna del gruppo napoletano «Geometria e Ricerca», probabilmente il gruppo di operatori visivi oggi più attivo di Napoli. Il punto da cui i sette artisti partono è la conoscenza della crisi della geometria tradizionale e della contemporanea necessità di una nuova ragione che ripristini una vivibiltà del reale che sia lontana dall'immobilità del rigore tradizionale e dall'ambigua capricciosità dell'anarchismo fine a se stesso. Ecco: una geometria che sia fallibile, che non dia certezze eterne ma segni continuamente soggetti alla fallibilità. Una certezza, insomma, continuamente incerta. Il gioco «ambiguo», e proprio per questo stimolante, di Renato Barisani in cui la linea retta si scioglie continuamente nel serpentino della curva e la «grazia» del curvo si irrigidisce di colpo nel «rigore» del segmento retto in un gioco in cui tutto e sempre ti scorre friabile tra le mani. O l'invito al gioco di De Tora che fornisce gli elementi primari di un possibile codice ed elabora alcune elementarissime regole. Ma, a questo punto, si ferma: il gioco si sposta sul e col fruitore in una sfida in cui ognuno è continuamente chiamato a costruirsi il mondo. Di Ruggiero lavora su un solo segno e lo modula secondo geometrie sempre nuove provocando scansioni sintattiche continuamente inaspettate. Trapani, a sua volta, ha una rigorosa scansione degli spazi, un suo organizzarseli in una geometria che non dà requie. Ma a un certo punto la geometria rigorosa si strappa, dalla tela ferita escono cicatrici e la tramatura fitta e compatta si corrompe nel dubbio. Tatafiore presenta un pezzo solo ma rigorosissirno e cromaticamente severo. Un rettangolo diviso da una retta che a un certo punto si allarga in curva con un gioco di sporgenza/rientranza: il segno antichissimo cinese del «bene» e del «male»? Riccini si proietta all'indietro alla ricerca di un immaginare che venga prima di ogni immaginario storico, una infanzia dei segni per essere, invero, più adulti. Testa si muove tra protesta e utopia perché la sua scrittura propone una geometria degli spazi urbani che faccia spazio all'uomo e alla sua «rinnovata» ragione spazzando via ogni compromissione.

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